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Nella esperienza di Luciano Balduino
LA PITTURA CHE SGORGA DALL’ANIMA
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Bianca -
B. Assenza
* (Collezione privata) |
L’originalissimo “metodo del colore”, ideato da Assenza e praticato da numerosissimi suoi allievi che operano in vari paesi del mondo, ha ormai assunto particolare notorietà in quanto è da molti considerato come un validissimo percorso per la realizzazione del motto di R. Steiner “dipingere estraendo dal colore”.
Rosario Giuseppe Assenza (1905-1985) nacque a Modica in Sicilia. Fin da bambino mostrò spiccatissime doti artistiche cosicché – completata la sua formazione in questa direzione – divenne valente pittore.
Ancora giovanissimo fu autore di notevoli opere in chiese ed edifici pubblici nella sua terra d’origine. Migrò poi a Milano, in Francia, in Germania, alla ricerca di nuovi impulsi per lo sviluppo della sua arte.
Stabilitosi in seguito a Roma operò come apprezzato ritrattista. Infine si trasferì in Svizzera, a Dornach, nel 1957, ove continuò, dedicandovi molti anni, la ricerca, già iniziata in Italia, di una via che consentisse di entrare profondamente nel motto di Rudolf Steiner “dipingere estraendo dal colore”, ma che contemporaneamente, se coscienziosamente applicato, consentisse di eseguire dipinti pregevoli sia dal punto di vista del contenuto, che della tecnica e dello stile.
Per una biografia completa sul Maestro consultare le seguenti opere:
Emanuele Minardo "Beppe Assenza, la vita e l'opera dell'Autore del Metodo del Colore in Antroposofia", Edizioni EdiArgo 2005.
Klaus Hartmann, Greet Helsen Durrer "Beppe Assenza, ein Leben für die Malerei und Anthroposophie" Gideon Spicker Verlag 2005 (di prossima pubblicazione in italiano).
La proposta di Rudolf Steiner per un diverso modo di dipingere in cui il pittore, anziché plasmare la materia infondendo in essa i propri sentimenti o visioni interiori, cogliesse la vita, l’essenza del colore e da esso estraesse l’IDEA per un dipinto che rispecchiasse l’azione del colore vivente, non è impresa da poco.
Occorre innanzitutto non lasciarsi attrarre dal colore come si presenta nel mondo fuori di noi, nelle cose, ma afferrarlo vivente, liberamente fluttuante nell’anima. Solo quando esso, nella sua propria natura ed essenza, è accolto nella coscienza dell’artista, questi acquista la capacità di elaborarlo in conformità delle intrinseche qualità e proprietà del colore stesso, sino a veder sorgere, dal suo naturale sviluppo, linee e forme.
Interpretando queste ultime, secondo le proprie capacità intuitive, l’artista cercherà di cogliere il contenuto di quel componimento cromatico che si è andato sviluppando, o meglio, anche solo una minima porzione di quell’universo di colore che in esso vive e fluttua. Da questa intima esperienza nascerà l’IDEA del dipinto.
Un procedimento pittorico che riesca a realizzare un compito così impegnativo non può essere affidato all’improvvisazione. Esso richiede innanzitutto un particolare affinamento della sensibilità dell’artista, non solo, questi dovrà poi a sua volta escogitare un modo di procedere che, operando in assoluta conformità alle naturali esigenze dei colori, consenta di giungere alla creazione di forme ed al consolidamento dell’IDEA, senza interferenze meramente soggettive.
Assenza lavorò lunghi anni alla sperimentazione interiore del colore e nella ricerca di un procedimento che consentisse di trasferire nella materia il vissuto, sino alla realizzazione di un componimento cromatico vivo e palpitante, da cui scaturissero forme e figure significative.
Così nacque, dalla sua personale esperienza, una copiosa serie di studi che, ulteriormente completata con sempre più interessanti esercitazioni, venne a costituire il suo “metodo del colore”.
Esso è certamente complesso e profondo, poiché scaturisce dall’esperienza interiore, intensamente vissuta e quindi vera, umana e realistica. Assenza, con spirito di dedizione, lo ha messo a disposizione dei suoi allievi. Lo scrivente può solo tentare di darne qui alcuni brevi cenni, come egli lo ha recepito e vissuto, affinché gli studiosi possano trarne utile spunto per le loro ricerche.
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UNA ESPERIENZA DI COLORE
Come in altri metodi basati sulla teoria di Goethe, si inizia dalla sperimentazione dei singoli colori e loro proprietà dinamiche di contrazione, espansione, distensione indicate da Rudolf Steiner (vedi capitolo precedente).
Ma sin da questi primi lavori, e maggiormente ancora per i successivi, il metodo Assenza assume un carattere ed approfondimenti particolari. Essi sono congeniati in modo da dare l’opportunità all’allievo di sviluppare quella sensibilità necessaria a percepire, nell’anima, l’essenza del colore, il suo libero fluttuare.
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Dryadi -
B. Assenza **
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Si perviene a questa esperienza solo se e quando si contemplano i colori facendo assoluto “silenzio interiore”. Allora essi “parlano” all’anima del pittore. Questo atteggiamento, che è basilare ed indispensabile per realizzare gli intendimenti di Steiner, è la prima cosa che l’allievo deve apprendere.
I singoli colori, con le rispettive differenti tonalità, vengono fatti sperimentare da Assenza in situazioni sempre mutevoli, con le conseguenti varie possibilità di contrarsi, di espandersi, di porsi, secondo le loro proprietà dinamiche. Esse costituiscono l’elemento basilare per la successiva creazione delle forme.
Il passaggio alla risonanza di due colori apre un mondo di sensazioni sempre nuove.
Per il Maestro qui diviene essenziale cogliere nell’intimo i sentimenti sprigionati dai differenti intervalli, cioè delle relazioni che intercorrono tra i colori, a seconda che nel cerchio di Goethe essi stiano in rapporto fra loro per tangenti, per corde o siano diametralmente opposti. Le sensazioni che ne derivano Goethe le definisce rispettivamente “prive di carattere”, “caratteristiche” o “armoniche”.
Assenza usava una particolare insistenza con gli allievi affinché apprendessero a sperimentare interiormente il valore degli intervalli, cioè delle differenziazioni di qualità, potenziali suscitatrici di sensazioni. Da essi dipende il sentimento generale di tutto l’impianto cromatico.
La sperimentazione diventava sempre più ricca poiché gli accostamenti di colori venivano fatti vivere in molteplici e differenti condizioni di distribuzione nello spazio. Si sperimentavano sensazioni sempre nuove anche a causa di ciò che di volta in volta veniva a crearsi col sovrapporsi dei colori, col loro respingersi o attrarsi in base alle rispettive proprietà dinamiche.
Qui occorreva anche porre attenzione ai reciproci rapporti di “peso e misura” (come li definisce Steiner), cioè alle qualità ponderali intrinseche di ogni colore e la rispettiva estensione nello spazio. Anche la corretta osservanza di questi rapporti, che Assenza considerava compito primario, diviene motivo per ulteriori elaborazioni e mutazioni.
Ora il componimento è pronto per accogliere l’inserimento del terzo colore, indipendentemente da quelli sorti spontaneamente per le avvenute sovrapposizioni e velature. Esso è decisivo per conferire consistenza e completezza al dipinto. Con questo si realizza ciò che Steiner definisce “accordo”, la “totalità” per Goethe.
Di norma il terzo colore è complementare a quello principale esistente nell’accostamento, esso ha lo scopo di realizzare un rapporto “armonico”.
L’elaborato – sotto il profilo di una “esperienza di colore” – entra con questo nella fase centrale e più importante del suo sviluppo. Per realizzarlo nel modo più consono Assenza fa uso di quelle che egli definisce caratterizzazioni.
L’allievo che ha appreso a percepire nell’interiorità l’essenza dei colori dovrà ora cercare di cogliere ciò che il componimento cromatico o i singoli colori che vi partecipano vorrebbero esprimere, quale è il loro contenuto e quale ulteriore sviluppo essi esigerebbero.
Quindi con decisivi interventi, cioè con l’inserimento di nuovi colori o col rafforzamento di alcuni già esistenti, applicati coscienziosamente, con gesti misurati, in determinati punti, si farà emergere ciò che l’artista percepisce come elemento che esprima il senso di quell’accostamento o di quella particolare superficie di colore.
Così facendo alcune parti del dipinto assumeranno un ruolo più significativo, ne costituiranno la struttura portante; altri colori si offriranno più semplicemente come “spazi”, cioè rappresenteranno l’ambiente entro il quale la avvenuta caratterizzazione suggerirà il proseguimento delle elaborazioni.
Ritroviamo, nel procedimento delle “caratterizzazioni”, un tratto essenziale ed originalissimo del metodo Assenza.
A questo riguardo lo scrivente ricorda con quale viva insistenza il Maestro raccomandava agli allievi, oltre all’osservanza degli intervalli e dei dinamismi in particolare, anche l’esigenza delle caratterizzazioni.
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Immagine 004 -
B. Assenza *
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Tutti questi sono capisaldi irrinunciabili per l’esecuzione di un buon componimento cromatico, secondo la teoria di Goethe e gli intendimenti di Rudolf Steiner.
A seguito di tutti i vari interventi si produrranno continue metamorfosi, tanto più che ad ogni nuovo inserimento di colori o di gesti in una parte del dipinto dovrà corrispondere la rielaborazione delle altre per ristabilire gli equilibri.
Nasceranno anche ed inevitabilmente dei contrasti, delle tensioni. Per Assenza esse assumevano un notevole valore in quanto conferiscono vita e carattere al dipinto, anche se – naturalmente – esigeranno di venir controbilanciate da stati di riposo. Analogamente si dovrà attribuire somma importanza al chiaro-scuro, come pure alla prospettiva che qui viene esclusivamente data dalla qualità dei colori.
Quanto è stato descritto sino ad ora rappresenta il primo stadio del metodo Assenza, cioè una mera esperienza di colori, intimamente vissuta. |
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CREAZIONE DELLA FORMA
Nel corso dell’elaborato saranno diventati più o meno appariscenti i limiti fra le differenti superfici di colore. Quelli più evidenti descriveranno dei “movimenti” che, per l’osservatore attento, assumono l’aspetto di linee che percorrono e attraversano tutto il componimento cromatico. Li chiamiamo gesti. Alcune superfici o masse di colore, che erano state determinate dai dinamismi, appariranno più circoscritte, più condensate. I contorni o meglio i gesti che le evidenziano le faranno apparire come vere e proprie forme.
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Acquarello (Senza titolo) -
B. Assenza *
(Collezione privata) |
Vale la pena ricordare che gesti e forme sono unicamente il risultato naturale di un processo cromatico, non la realizzazione di un pensiero, di un progetto.
Nei gesti e nelle forme abbiamo i primi elementi di base per intraprendere lo sviluppo della composizione, cioè di una struttura portante e armonica che corrisponda al reale contenuto del componimento cromatico. Assenza attribuiva a questa fase del lavoro primaria importanza.
Il Maestro insegnava ad osservare i gesti, a seguirli ricercando in essi le linee principali che sostengono il tessuto cromatico; invitava a ricercare e riconoscere le forme emergenti che si erano spontaneamente sviluppate. Poi ad evidenziare gli uni e le altre, eventualmente a modificare, correggere, spostare per conferire un senso, un equilibrio alla rete dei gesti, all’aspetto ed alla collocazione delle forme. Esigeva quindi che si creasse l’armonia dell’insieme.
E’ una operazione che richiede grande diligenza e delicatezza. Bisogna evitare di cadere nell’equivoco che siano da scontornare pedantemente tutte le differenti superfici e masse di colore seguendone l’andamento. Occorre invece “ascoltare” con l’anima ciò che dal tessuto cromatico fluisce come senso dello stesso e cercare di “sentire” quella che appare essere la conduzione della linea più consona ad esprimerne il contenuto.
Quella linea Assenza amava definirla “linea melodica” e questo giustamente perché l’evento deve essere sentito nell’anima come una musica.
Affinché l’allievo potesse diventarne ben cosciente, Assenza suggeriva di tracciarla graficamente.
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E' risorto -
B. Assenza **
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Dalla linea melodica se ne dispiegavano altre, secondarie alla prima, quali sue estensioni, oppure sorgevano linee indipendenti ma sempre correlate alla prima. Si veniva a costituire una struttura, una rete che evidenziava gli elementi più importanti e basilari del tessuto cromatico.
Fra queste emergevano quelle masse di colore meritevoli di assumere un ruolo nell’insieme, che l’allievo doveva provvedere a far risaltare, dando loro l’aspetto di vere e proprie forme significative.
Ora l’allievo concentrerà su di esse tutta la sua attenzione. Forse esse necessiteranno di venir perfezionate oppure orientate meglio nello spazio per inserirsi armonicamente nel tutto.
Si dovrà però prestare molta attenzione affinché, nel loro modo di esistere, non risultino estranee al contesto, ma una sua parte integrante.
Va precisato che Assenza suggeriva di eseguire un lavoro così complesso graficamente solo per ragioni didattiche. Il pittore esperto può limitarsi alla realizzazione di pochi tratti o più semplicemente può vivere nell’anima l’intero procedimento qui descritto e quindi evidenziare le forme con immediatezza.
A conclusione di questa elaborazione viene a crearsi una struttura architettonica significativa e armonica, una base per l’ormai prossimo scaturire di una IDEA.
E’ questo il secondo stadio del metodo Assenza; in esso dunque il principale interesse è costituito dall’elemento compositivo.
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NASCITA E INCORPORAZIONE DELL’IDEA
Ora i gesti, le forme, oltre che la qualità dei colori assumono, per la sensibilità dell’artista, una intima e viva eloquenza. Esse stimoleranno la sua capacità di intuizione e gli sveleranno l’esistenza misteriosa di situazioni, di figure, fino a quel momento ancora nascosto nel componimento cromatico.
Sarà compito dell’artista renderle palesi, delineandole chiaramente.
Scaturisce e prende vita ed intelligibilità una IDEA, il MOTIVO del dipinto.
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Tramonto -
B. Assenza **
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Assume anche importanza l’assegnazione dei ruoli di ogni elemento del dipinto, nel rappresentare esseri, cose o situazioni, la distinzione fra colori splendore e colori immagine e le relative modificazioni di cui parla Steiner. Per una loro approfondita comprensione si rimanda il lettore alle conferenze di Steiner al riguardo.
Assenza ha dedicato negli ultimi anni della sua attività pittorica molto tempo ed energia nell’approfondimento di questa particolare natura dei colori.
La trasformazione delle forme in figure è un compito che esige un atto di verità da parte dell’artista. Essa non deve apparire forzata, ma scaturire naturalmente dal dispiegarsi dei gesti e del loro integrarsi con le forme. E’ necessario che l’artista “senta” la figura che egli si accinge a palesare come naturale manifestazione della forma da cui deriva. Se ciò non si verifica la figura che verrà disegnata apparirà come proveniente dall’esterno e “appiccicata” al dipinto da un impulso volitivo ad esso estraneo. In ciò consiste l’atto di verità di cui si è detto.
Assenza era estremamente attento e insistente affinché si evitasse di correre il rischio – sempre in agguato quando non si lascia vivere con sufficiente intensità il colore e l’intero componimento entro l’anima – di disegnare figure che, anche nel loro modo di esistere, non emergono in maniera naturale dall’esigenza di colore e dei relativi gesti.
Non si richiede che le figure degli esseri e delle cose che l’artista renderà palesi – magari anche semplicemente schizzate o accennate, seppur ben riconoscibili – mostrino la loro realtà visibile. I loro colori, con particolare attenzione alla distinzione fra colori splendore e immagine, i gesti e le forme esprimeranno piuttosto l’essenza dell’essere o della cosa. Si dovranno quindi disegnare le figure artisticamente, in modo che il loro aspetto ne riveli natura e qualità. Lo scrivente ha sovente osservato con ammirazione come Assenza fosse abilissimo nel tracciare figure significative ed eloquenti con semplici tratti essenziali.
Svelare e rendere manifesta l’esistenza di esseri o cose, dar vita ad una IDEA, ad un MOTIVO generale dal componimento cromatico – in quanto suo intimo contenuto – costituisce il terzo stadio del metodo Assenza, ma non ancora l’ultimo e definitivo.
Abbiamo infatti fino a questo momento considerato l’IDEA che scaturisce dal colore. Ora si verifica il procedimento inverso. L’IDEA si inserisce nel colore. Essa deve venir incorporata nell’intero componimento cromatico, lo deve trasformare in modo che ogni sua parte si adatti a lei, la esprima compiutamente.
Innanzi tutto va tenuto presente che gli interventi che erano stati effettuati per evidenziare le figure inserendo magari nuovi colori, o variando quelli esistenti oppure ancora modificando o introducendo nuovi gesti, possono aver prodotto squilibri o disarmonie nell’insieme. Si interverrà quindi nell’intero componimento per ricreare l’armonia perduta.
Il tutto dovrà al fine risultare configurato in modo che ogni sua parte sia asservita all’IDEA, esista unicamente in funzione di quella. Ciò può comportare, ad esempio, l’attenuazione di alcuni colori o gesti che siano estranei all’IDEA, altri potranno venir trasformati. Tutto dovrà essere adeguato all’IDEA.
Con questo quarto ed ultimo stadio si completa il procedimento pittorico del metodo Assenza.
Si può affermare che esso rispecchia fedelmente gli indirizzi proposti da Rudolf Steiner: vivere una esperienza di colore elaborando un componimento cromatico, conferirgli vita e senso sino alla apparizione di forme create dal colore stesso. Indi, per via di intuizione, scoprire e poi rendere manifesto il mondo che vive in quella esperienza di colore.
E’ questo un procedimento pittorico che si differenzia radicalmente da tutti i canoni conosciuti, ma non per questo è meno pregnante di significati e di valore.
Grazie alla solida preparazione professionale di Assenza, alla sua sensibilità e genialità esso acquista, mediante il suo metodo, tutte quelle qualità necessarie a creare opere pittoriche ricche di contenuto ed assolutamente pregevoli anche dal punto di vista formale.
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LA TECNICA
Assenza, per i suoi dipinti, impiegava usualmente l’acquerello; contrariamente però alla tecnica classica ogni stesura di colore poteva essere velata da numerose altre stesure, pur mantenendo, ciononostante, una viva trasparenza. Assenza non disdegnava tuttavia di effettuare talvolta interventi con altri mezzi per accentuare determinati aspetti o superare difficoltà imposte dai limiti dei materiali.
Nel corso della sua ricerca, svoltasi attraverso lunghi anni, prima di giungere ai più alti livelli della sua arte, Assenza ha compiuto diverse esperienze durante le quali ha impiegato – con buoni risultati – anche altri mezzi quali l’olio, la tempera, l’acrilico, i pastelli e le tecniche miste.
Ovviamente, un procedimento pittorico così complesso e variato richiede una grande padronanza di tutte le possibili tecniche. Assenza è stato maestro di ogni tipo di tecnica, anzi, egli stesso ne ha escogitate di volta in volta di originali, per ogni caso specifico, allo scopo di ottenere i risultati che intendeva raggiungere.
Il metodo di Assenza, seguito e vissuto nella interiorità, rappresenta sicuramente un valido percorso, grazie al quale ognuno, una volta sviluppata la necessaria sensibilità percettiva, è in grado, operando in piena libertà, di cogliere dall’immenso mondo del colore che fluttua in costante attività creativa, un piccolo aspetto, quell’aspetto che egli è in grado di afferrare e quindi di ricrearlo nella materia. Egli avrà imparato a “creare dal colore”.
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IL LIBRO DEL METODO
Tutti i preziosissimi studi che il Maestro ha ideato e predisposto per i vari livelli del suo corso sono contenuti in una raccolta che porta il titolo “Libro del Metodo”.
Troviamo qui un gran numero di vivacissimi studi ripartiti a loro volta in differenti esercitazioni, poiché infinite sono le possibilità di sviluppo anche del più semplice tema di colore.
Naturalmente, nei vari studi del metodo, l’apprendimento delle molteplici e successive fasi di interventi – dei quali qui è stato possibile dare solo brevi indicazioni – è distribuito in esercitazioni di difficoltà graduate a seconda dell’avanzamento dell’allievo.
Si auspica che in un prossimo futuro il “Metodo del Colore” del Maestro possa venir pubblicato e reso accessibile agli studiosi.
Esso viene oggi insegnato in alcune scuole condotte dai suoi allievi.
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